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Borselli sorge a 738 metri sul livello del mare e vi risiedono circa 180 abitanti.

Dalla strada provinciale 34, all’altezza di Pontassieve est, si accede alla Strada Statale di Valdarno e da questa si segue l’indicazione per la Consuma. Immediatamente la strada si inerpica in salita con strette curve attraversando campi di olivi. Dopo il bivio a destra che porta al comune di Pelago, una deviazione a sinistra porta al Castello di Nipozzano una volta dimora dell’antica famiglia fiorentina degli Albizi, di recente passata ai Marchesi Frescobaldi. La zona famosa per la produzione di vini eccellenti, gli olivi infatti lasciano spazio alle vigne che, sia a destra che a sinistra, riempiono il paesaggio con la loro regolarit. Arrivati a Diacceto la strada prende il nome di Via Casentinese. Di nuovo il panorama cambia e alle coltivazioni si sostituisce un bosco di pini e cerri.

Ben presto si arriva alla frazione di Borselli: un piccolo agglomerato di case fra le quali la storica ‘bottega’ Casa del prosciutto e la Fattoria della Famiglia Socini. Da qui la strada principale continua verso la Consuma mentre a sinistra la SP91 porta a Pomino conosciuta per la sua bellissima Pieve San Bartolomeo e per il Castello di Pomino, chiamato “La Fattoria”, e le sue vigne.

Dalla piazzetta di Borselli, seguendo la Strada provinciale 91 che porta a Pomino, alcuni varchi nella vegetazione permettono di godere di una bellissima vista della vallata. Alla prima ampia curva si apre a sinistra una strada sterrata che porta a Bavecchia e Bai, di qui, seguendo un sentiero si pu raggiungere Falgano. Continuando a scendere verso Pomino, ben presto si incontra la Chiesa di Santa Margherita a Tosina e, poco prima, la ripida breve salita che porta al cimitero. Prima di arrivare a Vallelunga, una breve deviazione porta a Osteria dove fino a pochi anni fa il forno della Pia da Meo, famosa per la sua schiacciata, era frequentatissimo all’ora della merenda ed tuttora ricordato con rimpianto da chi stato bambino in quegli anni. Si prosegue ancora fino al Ponte alla Pillozza e si arriva a Mulino di Mentone. Il mulino non pi in funzione un solido edificio della fine del ‘700 pi volte rimaneggiato. Qui esisteva la scuola elementare fino alla III classe, poi i bambini dovevano recarsi a Borselli o a Rufina per terminare il ciclo di studi. Le case sono quasi tutte molto ben restaurate ed in ottime condizioni.

Altra meta interessante la chiesa di Santa Maria del Carmine ai Fossi edificata sul crinale appenninico della Consuma dal quale passava l’antica mulattiera che congiungeva il Casentino alla Val di Sieve. Meta di pellegrinaggio degli abitanti del luogo che vi si recavano il 16 luglio in occasione della festa del Carmine, continua a essere luogo in cui gli abitanti di Borselli organizzano ogni estate una festa con pranzo sociale. La chiesa stata censita dalla Regione Toscana in occasione del progetto di valorizzazione dei beni culturali “I luoghi della fede”realizzato fra il 1995 e il 2000, si trova ora completamente in rovina.

Tratto dal sito Borselli.net

Convento di Santa Margherita a Tsina

La prima notizia di una chiesa intitolata a Santa Margherita in localit Tsina risale al 1038; sembra che all'epoca il patronato della chiesa appartenesse ai Da Quona che donarono la chiesa all'ordine camaldolese nel 1186. Non noto se all'epoca gi esistesse un convento. Il chiostro viene menzionato per la prima volta solo nel 1466; questo caratterizzato da colonnine con capitelli ionici con vari motivi decorativi, sulle quali sono incise delle date che vanno dal XVI al XVIII secolo. Al centro vi inoltre un pozzo seicentesco in pietra.

Tracce di un iscrizione sull'architrave della porta della chiesa ("…ILC… MARGRI… MDCLXXX") e fonti documentarie ricordano una consistente campagna di restauro nella seconda met del XVII secolo. A questo periodo risalirebbe l'edificazione della sala Capitolare, con l'elegante portale in pietra a bugne, nonch quella del Refettorio, affrescata con temi di fiori e finte architetture neo-gotiche, al cui interno ancora presente un lavabo dell'epoca in pietra serena con stemma camaldolese.

Nell'ambito di questa ristrutturazione venne portato a Tsina il trittico attribuito a Mariotto di Nardo che fu collocato sull'altare maggiore. Come risulta evidente in seguito ai restauri novecenteschi, l'opera rappresenta la Madonna in trono con Bambino ed i Santi Giovanni Gualberto, Nicola di Bari, Lorenzo e Francesco; le ridipinture che convertirono San Lorenzo in Santa Margherita e San Nicola in San Romualdo furono realizzate per adattare la tavola alla sua nuova destinazione. Stando difatti ai santi raffigurati ed all'iscrizione riscoperta ("A.D. MCCCLXXXVIII. HANC. CAPELLAM. FECIT. FIERI. DOMINA. GEMMA. OLIM. UXOR. MANETTI DE FILICAIA") risulta chiaro che l'opera proviene da un'altra chiesa della zona, probabilmente intitolata a San Lorenzo e presso la quale doveva esservi un altare o una cappella di patronato dei Da Filicaia, che per il momento non stata identificata.

Nel XVII secolo si ricordano in chiesa due altari laterali oggi rimossi, dedicati rispettivamente quello di destra alla Santissima Trinit, sul quale si trovava un dipinto perduto con la Trinit e Angeli, e quello di sinistra alla Concezione, adornato con una tela con medesimo soggetto anch'essa perduta.

Il convento, in seguito alle soppressioni napoleoniche fu ceduto a privati. Nel '900 la chiesa fu soggetta a numerosi interventi conservativi e di restauro, come ad esempio l'esecuzione delle vetrate con San Romualdo e San Giovanni Battista nella bifora in facciata.

Testo a cura di Deborah Tini


gioved 21 novembre 2024


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